Reflui zootecnici e digestato

Reflui zootecnici e digestato

Approvato il nuovo schema di decreto

Lo scorso 27 novembre la Conferenza Stato-Regioni, ha approvato lo schema di decreto sulla revisione delle norme relative alla gestione degli effluenti di allevamento e  sull’utilizzazione agronomica del digestato prodotto dagli impianti di digestione anaerobica.

Il provvedimento in questione è stato il frutto di un’approfondita istruttoria a cui hanno preso parte le Regioni, i Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura e le Associazioni di categoria.

Tra i diversi aspetti innovativi, il provvedimento prevede:

a)     L’equiparazione ai liquami, del digestato tal quale e delle frazioni chiarificate dei digestati

b)     L’equiparazione ai letami, del digestato tal quale e delle frazioni palabili dei digestati

c)      La possibilità per le Regioni di prevedere la tenuta di un registro delle fertilizzazioni e\o la redazione del PUA per le aziende in Zona non Vulnerabile, che intendono superare il limite di 340 KG per ettaro per anno

d)     La comunicazione alle Autorità competenti è richiesta per le aziende che producono e/o utilizzano effluenti zootecnici, acque reflue e digestati

e)     Le aziende ricadenti in zona non vulnerabile che producono e/o utilizzano in un anno un quantitativo di azoto al campo da effluenti di allevamento o digestato agro zootecnico o agroindustriale, non superiore a 3000 kg,  nonché producono e/o utilizzano in un anno un quantitativo di azoto al campo da effluenti di allevamento, o digestato agro zootecnico o agroindustriale non superiore a 1000 kg da nitrati sono  sonerate dall’obbligo di effettuare la comunicazione.

f)       individuazione di due tipi di digestato: agrozootecnico ed agroindustriale;

g)     Il digestato agrozootecnico è quello ottenuto da impianti che utilizzano esclusivamente: paglia, sfalci e potature, nonché altro materiale agricolo o forestale naturale, materiale agricolo derivante da colture agrarie, effluenti di allevamento.

h)     Il digestato agroindustriale è quello ottenuto da impianti che utilizzano: le acque reflue, i residui dell’attività agroalimentare, le acque di vegetazione dei frantoi oleari e sanse umide anche denocciolate, i sottoprodotti di origine animale, da soli o in miscela con le materie prime che originano il digestato agro zootecnico

i)       Obbligo di redazione del PUA per le imprese che producono o utilizzano digestato

j)       Condizioni di parificazione ai concimi di origine chimica, attraverso un’esecuzione di analisi chimiche al digestato in uscita dagli impianti ed il calcolo dell’azoto tramite l’effettivo fabbisogno delle colture, così da garantire il rispetto dell’ambiente;

k)     Divieto di utilizzazione agronomica del digestato in caso di immissione negli impianti di colture che provengano dai siti di bonifica;

l)       Flessibilità della collocazione temporale di un periodo obbligatorio di 60 giorni di divieto di spandimento degli effluenti;

m)   Introduzione di una graduale limitazione all’uso di colture no food alternative all’utilizzazione agricola dei terreni coltivati.

Alla luce delle novità che verranno introdotte nel nuovo Decreto e delle esigenze di gestione dell’utilizzazione agronomica dei reflui, delle acque e dei digestati in Umbria, la Regione sta predisponendo la revisione della normativa regionale.

Ora anche alla luce della ricerca effettuata dall’ISPRA, si auspica, come dichiarato anche dal ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, un intervento di revisione delle zone vulnerabili da presentare alla Commissione Europea, insieme ad un lavoro di concerto per una revisione

della Direttiva Nitrati, da adeguare ai più recenti studi scientifici, che hanno dimostrato il limitato contributo del settore zootecnico e agricolo a questo tipo di inquinamento

delle acque.